
Gabriella Crisafulli: Le candele
Nel corso della settimana i lumini si rincorrono sul computer. Leggo con attenzione quello che arriva dal gruppo. Io non c’ero. Mi manca quella seduta. Cerco la mia luce. Ogni giorno vado un po’ più indietro nel tempo.
1977: A casa di Trudi ad Innsbruck, l’albero illuminato da tante lucine.
1957: In famiglia, in occasione delle feste di fine anno, il centrotavola di ottone con quattro candele, tre cavallini e due campanelli. In cima l’angioletto con la tromba. L’aria calda faceva ruotare la ventola a cui erano appesi i cavallini la cui coda, girando, suonava i campanelli.
Ancora prima, 1954, a Como, in chiesa, la mia mamma ed io accanto al grande portacandele dinanzi all’altare. Ero affascinata da quelle luci danzanti e non staccavo lo sguardo da loro. La mia mamma mi abbracciava, mi stringeva a sé, mi soffiava il suo alito caldo e profumato. Mi sussurrava parole tenere di devozione.
Mi scioglievo come la cera di quelle candele e colavo lungo i varchi che si aprivano inaspettati.
Mia madre, quella donna soffice, affettuosa e devota di cui sentivo il profondo fascino seduttivo e di cui ero innamorata, era la stessa ragazza che mi picchiava a sangue quando ero cattiva, cogliendomi di sorpresa alle spalle, per essere sicura che non le sfuggissi.
Ed ero molto cattiva.
Leggo, rileggo, forse non ho capito, mi soffermo…capisco e non vorrei…non son le botte che fanno male,sono i tradimenti, essere traditi da chi si ama è terribile tragico, ti fa credere di esser cattiva , non ti ami più …e spesso purtoppo è per sempre…io ho avuto una nonna così…. mi ha spappolato il cervello,…e lo faceva sempre con crocefisso in mano ….. Per Gabri da Rosy….
"Mi piace""Mi piace"