Lontano, tra gli alberi.
Non tra fronde luccicanti che ballano al vento, non tra tronchi diritti come sentinelle…
Lontano, più lontano. Non è tempo di capelli al vento, non è tempo di stivali delle sette leghe che rivestono gambe capaci di passi lunghi e distesi. Bisogna guardare dove di solito non si posa lo sguardo: giù, all’ingiù.
Ora c’è bisogno di fare spazio, e cercare di vedere quello che è nascosto bene. Bisogna indovinare quello che è invisibile da sopra, per capire il lavoro delle talpe cieche che non hanno mai smesso di scavare gallerie tra le radici. E continuano a collegare radici, a mettere in contatto legami, che qualcuno si accorga o che il lavoro resti sconosciuto.
Il senso è riconoscere le radici, liberarle dalla polvere e contare rami e foglie che da lì hanno avuto vita.
Poi leggo, scritto rosso su un muro: senza radici non si vola.
Leggerti, rileggerti…grazie…forse è poco
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